1^ Rappresentazione Milano, Regio Ducal Teatro, 17 Ottobre 1771
PERSONAGGI e INTERPRETI della PRIMA ESECUZIONE
TRAMA
PERSONAGGI e INTERPRETI della PRIMA ESECUZIONE
Venere Soprano Anna Falchini
Ascanio Contralto Giovanni Manzuoli
Silvia, ninfa del sangue d'Ercole Soprano Antonia Girelli - Aguilar
Aceste, sacerdote Tenore Giuseppe Tibaldi
Fauno, uno de' principali pastori Soprano
Cori di Geni, Pastori, Pastorelle
TRAMA
PARTE PRIMA
L'Azione si svolge in un ridente luogo di campagna nell’antico Lazio, tra altissime querce, sedili naturali, nel mezzo un altare agreste, lontane colline e cielo sereno. Venere scende dal suo carro divino, affiancata da Ascanio e accompagnata da Geni e Grazie che danzano cantando le sue lodi, la dea ringrazia, si rivolge ad Ascanio come madre del di lui padre Enea promettendogli che il Pegno sulla regione e sulla futura città spetterà a lui, vivamente atteso da tutti i pastori. Ascanio esulta e ricordandosi della promessa sposa Silvia, figlia di Ercole, dalla quale non sa se possa essere amato, ne chiede notizie alla dea, che lo rassicura, dicendogli che da quattro anni Silvia, che vive sotto la custodia del sacerdote Aceste, viene visitata in sogno da Amore che assume, durante queste visite, le sembianze di Ascanio stesso. Il giovane è felice di questo, ma la dea gli impone di cercare solo di vedere l'amata, senza a lei rivelarsi. Venere parte, sempre accompagnata da Geni e Grazie che cantano e danzano. Rimasto solo Ascanio, pur non comprendendo bene l’ordine di Venere, obbedisce e s’appresta a cercare di vedere Silvia, quando viene sorpreso da un coretto di pastori, guidati da Fauno a rendere omaggio a Venere, proprio al cadere dell’autunno. Mentre i pastori prendono posto, Fauno scorge Ascanio che si nasconde sotto le sembianze di uno straniero curioso che invita Fauno ad ammirare i prodigi che la protezione di Venere ha sulla natura in quei luoghi. Vedendo scendere dal colle Aceste e Silvia, Ascanio si nasconde fra i pastori, che, insieme alle pastorelle elogiano le mille virtù e soprattutto la modestia di Silvia, Aceste ringrazia la dea che permette la fondazione di una grande città e poi annuncia a Silvia la nozze con Ascanio, previste per il giorno stesso. Silvia è agitata, e confessa di provare amore per un bellissimo giovinetto che da quattro anni le appare in sogno. Aceste rassicura Silvia, dicendole che si tratta di un espediente di Venere, che ha voluto così farle conoscere l’immagine di Ascanio prima di conoscere il suo sposo in persona; di questo Silvia gioisce profondamente. Tutti escono, preparando e indossando corone di fiori per l’imminente visita di Venere. Ascanio, ammirando la leggiadra e virtuosa bellezza di Silvia, si profonde in grandi complimenti alle di lei doti al giungere di Venere e della sua corte, ma la dea lo frena, gli impone un’altra prova, e comanda che comincino a sorgere gli edifici della nuova Città di Alba. Tornati i pastori e le pastorelle, meravigliati dal prodigio, ha inizio il ballo.
PARTE SECONDA
Accompagnata dalle pastorelle, Silvia entra, guarda con ammirazione la città che sta sorgendo ed è impaziente di vedere il suo sposo. Ecco entrare Ascanio, che non vede subito la fanciulla amata, ma appena accortisi l'una dell'altro, si contemplano e s’avvicinano con esitazione. L'arrivo di Fauno annuncia a Silvia un altro prodigio: sulla sua casa è apparsa una incredibile luce che ha trasformato i1 pomeriggio in aurora, e tutto il pendio del colle su cui la casa sorge, si è coperto di fiori. Fauno dice ad Ascanio che il sacerdote Aceste gradirebbe la sua presenza al rito. . Silvia è emozionata e incapace di credere di avere davanti a sé lo sposo tanto atteso, ma Ascanio, che, secondo il volere di Venre non puiò ancora rivelarsi, esce. Silvia è in ansia, non sa che pensare, è indecisa fra lo sposo che ancora non ha neppure visto e il giovane appena incontrato e già tanto amato, e nella sua ansia chiama e poi respinge decisamente Ascanio. Anche le pastorelle non capiscono e seguono la sventurata Silvia. Pur essendo dispiaciuto per il dolore di Silvia, Ascanio ha ormai capito l’amore di Silvia e il significato della volontà divina. Entrano Aceste e Silvia, consolata dal sacerdote che invita i pastori e le pastorelle a invocare la discesa di Venere e sollecita Silvia a fare altrettanto: ecco che sopra l’altare compaiono delle nuvole, al cui aprirsi compare Venere sul carro con la sua corte. Silvia chiede alla dea chi sia il suo sposo e , per la gioia della fanciulla, Venere le mostra il presente Ascanio. I due sposi ed Aceste esprimono la più grande gioia e il loro ringraziamento alla saggezza della dea, Venere affida la città ad Ascanio e alla sua giustizia, Aceste le promette di proteggere per sempre il sovrano e la dea scompare. Il coro canta inni alla dea che governa il mondo intero.
L'Azione si svolge in un ridente luogo di campagna nell’antico Lazio, tra altissime querce, sedili naturali, nel mezzo un altare agreste, lontane colline e cielo sereno. Venere scende dal suo carro divino, affiancata da Ascanio e accompagnata da Geni e Grazie che danzano cantando le sue lodi, la dea ringrazia, si rivolge ad Ascanio come madre del di lui padre Enea promettendogli che il Pegno sulla regione e sulla futura città spetterà a lui, vivamente atteso da tutti i pastori. Ascanio esulta e ricordandosi della promessa sposa Silvia, figlia di Ercole, dalla quale non sa se possa essere amato, ne chiede notizie alla dea, che lo rassicura, dicendogli che da quattro anni Silvia, che vive sotto la custodia del sacerdote Aceste, viene visitata in sogno da Amore che assume, durante queste visite, le sembianze di Ascanio stesso. Il giovane è felice di questo, ma la dea gli impone di cercare solo di vedere l'amata, senza a lei rivelarsi. Venere parte, sempre accompagnata da Geni e Grazie che cantano e danzano. Rimasto solo Ascanio, pur non comprendendo bene l’ordine di Venere, obbedisce e s’appresta a cercare di vedere Silvia, quando viene sorpreso da un coretto di pastori, guidati da Fauno a rendere omaggio a Venere, proprio al cadere dell’autunno. Mentre i pastori prendono posto, Fauno scorge Ascanio che si nasconde sotto le sembianze di uno straniero curioso che invita Fauno ad ammirare i prodigi che la protezione di Venere ha sulla natura in quei luoghi. Vedendo scendere dal colle Aceste e Silvia, Ascanio si nasconde fra i pastori, che, insieme alle pastorelle elogiano le mille virtù e soprattutto la modestia di Silvia, Aceste ringrazia la dea che permette la fondazione di una grande città e poi annuncia a Silvia la nozze con Ascanio, previste per il giorno stesso. Silvia è agitata, e confessa di provare amore per un bellissimo giovinetto che da quattro anni le appare in sogno. Aceste rassicura Silvia, dicendole che si tratta di un espediente di Venere, che ha voluto così farle conoscere l’immagine di Ascanio prima di conoscere il suo sposo in persona; di questo Silvia gioisce profondamente. Tutti escono, preparando e indossando corone di fiori per l’imminente visita di Venere. Ascanio, ammirando la leggiadra e virtuosa bellezza di Silvia, si profonde in grandi complimenti alle di lei doti al giungere di Venere e della sua corte, ma la dea lo frena, gli impone un’altra prova, e comanda che comincino a sorgere gli edifici della nuova Città di Alba. Tornati i pastori e le pastorelle, meravigliati dal prodigio, ha inizio il ballo.
PARTE SECONDA
Accompagnata dalle pastorelle, Silvia entra, guarda con ammirazione la città che sta sorgendo ed è impaziente di vedere il suo sposo. Ecco entrare Ascanio, che non vede subito la fanciulla amata, ma appena accortisi l'una dell'altro, si contemplano e s’avvicinano con esitazione. L'arrivo di Fauno annuncia a Silvia un altro prodigio: sulla sua casa è apparsa una incredibile luce che ha trasformato i1 pomeriggio in aurora, e tutto il pendio del colle su cui la casa sorge, si è coperto di fiori. Fauno dice ad Ascanio che il sacerdote Aceste gradirebbe la sua presenza al rito. . Silvia è emozionata e incapace di credere di avere davanti a sé lo sposo tanto atteso, ma Ascanio, che, secondo il volere di Venre non puiò ancora rivelarsi, esce. Silvia è in ansia, non sa che pensare, è indecisa fra lo sposo che ancora non ha neppure visto e il giovane appena incontrato e già tanto amato, e nella sua ansia chiama e poi respinge decisamente Ascanio. Anche le pastorelle non capiscono e seguono la sventurata Silvia. Pur essendo dispiaciuto per il dolore di Silvia, Ascanio ha ormai capito l’amore di Silvia e il significato della volontà divina. Entrano Aceste e Silvia, consolata dal sacerdote che invita i pastori e le pastorelle a invocare la discesa di Venere e sollecita Silvia a fare altrettanto: ecco che sopra l’altare compaiono delle nuvole, al cui aprirsi compare Venere sul carro con la sua corte. Silvia chiede alla dea chi sia il suo sposo e , per la gioia della fanciulla, Venere le mostra il presente Ascanio. I due sposi ed Aceste esprimono la più grande gioia e il loro ringraziamento alla saggezza della dea, Venere affida la città ad Ascanio e alla sua giustizia, Aceste le promette di proteggere per sempre il sovrano e la dea scompare. Il coro canta inni alla dea che governa il mondo intero.
Nessun commento:
Posta un commento