giovedì 17 gennaio 2008

Zaide - Das Serail

Zaide - Il Serraglio

Singspiel in due atti di Johan Andreas Schachtner
1^ Rappresentazione Francoforte, 1866


PERSONAGGI

Zaide Soprano
Gomatz Tenore
Allazim Basso
Sultano Solimano Tenore
Osmin Basso
Zaram, comandante della Guardia Recitante
4 Schiavi Tenori



TRAMA

ATTO PRIMO
In un luogo di prigionia presso un serraglio, uno Schiavo invita altri quattro Schiavi a stare allegri nonostante le fatiche del lavoro, e in compagnia cantano con spirito e rassegnazione. Fra i presenti c’è anche Gomatz, che interrompe il lavoro, viene avanti e si tormenta in quanto è stato confuso con dei delinquenti comuni, lui innocente: smettere di faticare significa però uscire dallo stordimento e riacquisire una penosa lucidità; gli gioverebbe dormire, piuttosto, e dopo qualche vano tentativo si sente invadere da qualcosa che può essere mancamento o sonno vero e proprio, e di fatto si sdraia e si addormenta. Zaide, giovane fanciulla del serraglio, canta al dormiente una tenera ninna-nanna, augurandogli la dolcezza del sogno e del piacere, e postogli a fianco un suo ritratto se ne va. Gomatz sembra inquieto, invece, e si sveglia, ma quando vede e contempla il ritratto, esorta il destino ad accanirsi contro di lui, che avrà sempre lo scudo dell’amoroso ritratto. Ricompare Zaide, che si unisce a Gomatz in una gioiosa dichiarazione di simpatia. Evidentemente uscita la fanciulla, Gomatz sì rivolge ad Allazim, il custode degli Schiavi che gli dimostra cornprensione: gli è molto riconoscente, gli abbraccia le ginocchia e gli dice che sta per fuggire. Anche Allazim decide di fuggire dal luogo di prigionia rischiando il tutto per tutto. Tornano poi, due giovani, cui Allazim mostra l’arcobaleno come segnale di riuscita: con l’augurio dell’altro, fuggono entusiasticamente.

ATTO SECONDO
Il sultano Soliman arde di sdegno contro il tradimento e la fuga di Zaide, che ha sempre amato invano, rispettato, e ha lasciato libera di muoversi nel serraglio. Zaram, capo delle guardie, accorre ad annunciare anche la fuga di Allazim, che sa aver aiutato gli altri due, e riferisce comunque che i suoi uomini stanno per ricatturare i fuggitivi. Soliman, fuori di se, ha decìso addirittura di far squartare la traditrice, maledice l’amore e tutte le donne, Infine si paragona a un leone che può essere ammansito ma non umiliato nella schiavitù. Osmin, compiacendosi dell’accaduto, perchè così potrà prendere il posto di Allazim, compatisce chi non sa approfittare delle situazioni. Soliman è ancora infuriato e pretende il sangue dei due prigionieri riacchiappati. Zaide è in prigione, dove le sembra di essere come un usignolo in gabbia, e piange. Raggiunta da Soliman, invita fieramente il tiranno a prendere il sangue suo e di Gomatz. Il sultano interroga anche Allazim, secondo il quale solo chi ha molto sofferto è in grado di essere pietoso, buono e clemente. Un recitativo, a questo punto, doveva riferire urta sorta di agnizione: Soliman apprendeva di essere stato salvato da Allazim, 15 anni prima, e a lui accordava la salvezza. Gomatz, Allazim e Zaide si salutano commossi, la fanciulla chiede la morte solo per sé, il giovane fa altrettanto, Allazim chiede pietà per entrambi, ma il sultano è irremovibile.

Probabile scena finale: Gomatz e Zaide sono fratelli e figli di Allazim, il che fa finalmente breccia nel cuore di Soliman. Libertà e lieto fine.

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