Ilia e Idamante
Dramma per Musica in tre atti di Giambattista Varesco
1^ Rappresentazione Cuivillés, Teatro di Corte, 29 Gennaio 1781
PERSONAGGI e INTERPRETI della PRIMA ESECUZIONE
Idomeneo, Re di Creta, Tenore Anton Raaff
Idamante, suo figlio , Soprano Vincenzo Dal prato
Ilia, principessa troiana, figlia di Priamo, Soprano Dorothea Wendling
Elettra, principessa, figlia di Agamennone, re d'Argo, Soprano Elisabeth Wendling
Arbace, confidente del re , Tenore
Gran Sacerdote di Nettuno, Basso
La Voce, Basso
Coro di Sacerdoti, Coro di troiani prigionieri, Coro d'uomini e donne cretesi, Coro di marinai argivi
TRAMA
ATTO PRIMO
Creta, XII sec. a. C. In una galleria della reggia di Sidone che porta agli appartamenti a lei destinati, la principessa troiana Ilia lamenta la sua estrema sventura: giungendo nell'isola è scampata a una tempesta di mare, ha perduto il padre (Priamo, re di Troia) e i fratelli, ama il principe Idamante che l'ha salvata e che ma purtroppo le antepone la principessa argiva Elettra (che ripara in Creta dopo la rovina della sua dinastia), è forse morto lo stesso re Idomeneo che stava rimpatriando da Troia e non può che ripensare con strazio al padre e ai fratelli che sta tradendo per amore di un greco. Vede giungere Idamante il figlio del re Idomeneo che dopo aver ordinato al suo seguito un giorno di esultanza, annuncia alla dolce Ilia lo scampo di Idomeneo dalla tempesta e poi, nonostante la diffidenza di lei comunica d aver deciso di liberare tutti i troiani prigionieri. Minerva aiuta la Grecia dice la principessa, e il principe aggiunge che a punirla ha invece provveduto Venere che si è vendicata su Agamennone e ora ha ferito il suo cuore. Ilia stupisce e quasi si sdegna facendo notare a Idamante l'inimicizia fra le due famiglie, ma Idamante ama, non ha nessuna colpa e spera di essere ricambiato anche a parole (non solo con gli sguardi). Passano i prigionieri troiani, cui l'innamorato principe fa togliere le catene dicendo che se Elena aveva diviso la Grecia e l'Asia, a riunire le due terre sarà una principessa più amabile e più bella. Tutti inneggiano alla pace ritrovata e in particolare i cretesi ed i troiani. Ma sulla scena irrompe prima Elettra, che accusa Idamante di proteggere il nemico e danneggiare la Grecia, poi s'avanza Arbace, il confidente del re che giunge con la notizia della morte di Idomeneo, a causa dell'ostilità di Nettuno. Idamante fugge disperato alla spiaggia a vedere di persona e la stessa Ilia piange la morte di un tal nemico. Elettra rimane sola ed è infuriata: senza Idomeneo, Idamante ha ogni libertà di scelta, alzerà al trono una nemica ora schiava e disprezzerà una figlia di Agamennone e sente le furie infernali invaderle il cuore prendendo il posto di tutti i sentimenti pietosi. Presso la spiaggia, fra dirupi e un mare ancora agitato con rottami di navi, gente prossima a naufragare invoca pietà dagli dei, quando a un tratto compare Nettuno che fa cenno ai venti di ritirarsi, calmando così le acque, ma vedendo Idomeneo supplice lo guarda torvo e si tuffa nelle onde. Idomeneo chiede al suo seguito di naufraghi scampati a Marte e a Nettuno di lasciarlo solo e viene avanti sul lido: lì contempla la bellezza della natura, ma è ancora in ansia perché dal naufragio è scampato offrendo a Nettuno il sacrificio della prima persona che avrebbe incontrato sulla spiaggia; riconosce il suo luogo natale, si commuove, ma poi ritorna al pensiero della prossima vittima innocente, che lo perseguiterà sempre. Quando una figura s'avvicina, maledice le mani che si macchieranno di un tale delitto. La figura è Idamante che chiama la natura a testimonianza del suo dolore e poi s'accosta presso il guerriero, lo consola, desta la sua pietà, gli dice d'avèr perduto il caro Idomeneo lo mette in sospetto, piange e infine gli dice che Idomeneo era suo padre. Idomeneo lo riconosce a11ora, ma disperatamente, e all'affetto del figlio risponde con freddezza e poi s'allontana. Solo, Idamante non comprende e lamenta d'aver ritrovato e subito riperduto il padre amato.
INTERMEZZO
Dal mare tranquillo sbarcano sulla spiaggia i soldati cretesi, lietamente accolti dalle donne cretesi. Marcia, ballo generale, e coro generale in onore di Nettuno pietoso.
ATTO SECONDO
Negli appartamenti reali, Idomeneo espone l'accaduto ad Arbace, che inorridisce, e poi gli chiede un consiglio. Il fedele propone di allontanare Idamante dalla presenza di Nettuno e Idomeneo, pur non sapendo come fuggire a una divinità, accetta, progettando di mandare il figlio ad Argo con Elettra perché rimetta sul trono la principessa. Arbace conferma la sua fedeltà ed esce. Entra Ilia, che loda il bellissimo giorno del ritorno del re e ricorda i lutti passati a Troia, ma Idomeneo la consola e sottoscrive ogni decisione del figlio al posto suo per cui Ilia si convince d'aver perduto sì un padre ma d'averne ritrovato un altro in Idomeneo ed esce. Il re si insospettisce a tanta rassegnazione, e poi afferra la verità, che Ilia ama riamata Idamante. Ma immaginando che Nettuno voglia colpire Idamante in quanto troppo sollecito verso il nemico, dispera ancor più di prima: si è salvato dal mare, ma nel cuore ha una tempesta che porterà alla rovina tre vittime: il figlio nel sangue, lui e Ilia nel dolore. Ecco Elettra, che ringrazia Idomeneo per la decisione presa e poi, rimasta sola, s'abbandona al piacere dell'amore, tanto più che nel viaggio non avrà più la rivalità di Ilia. S'ode una marcia lontana e la scena muta nel porto di Sidone con bastimenti pronti. Elettra saluta la città dove ha sofferto ma ora gioisce, e mentre il coro descrive il mare placido, chiede la complice protezione dei venti. Vengono poi Idomeneo eIdamante. Bruscamente, il re raccomanda al principe il giusto contegno, e i tre si salutano, ma all'improvviso scoppia una tempesta che il popolo interpreta come un monito divino. E difatti dal mare sconvolto esce un terribile mostro che spaventa tutti i presenti. Idomeneo capisce ma rifiuta ancora di dare a Nettuno una vittima innocente, e mentre la tempesta continua a imperversare, tutti fuggono precipitosamente.
ATTO TERZO
Nel giardino reale Ilia è triste, pensa a Idamante e al suo infelice amore che pure la delizia, e quando vede il principe che sopraggiunge quasi si confonde e accenna a fuggire. Sicuro di sé, Idamante è venuto a congedarsi da lei prima di andare disperatamente a combattere contro il mostro marino, ma la notizia allarma la principessa al punto da farle rivelare chiaramente la sua passione per lui. I due si promettono fede, quando entrano Idomeneo ed Elettra. Al padre Idamante chiede direttamente la ragione della sua freddezza, e Idomeneo risponde che contro il suo amore di padre s'è levato Nettuno. Idamante non comprende, ma Idomeneo gli ordina di partire. E il principe partirà, solo e disperato, a cercare la morte, nella costernazione degli altri tre personaggi. Uscito lui, entra Arbace che annuncia al re come il popolo chieda di parlargli e poi, rimasto solo, piange la decadenza fatale di Creta. Nella grande piazza davanti alla reggia, entra il re, con Arbace, e si siede sul trono davanti a tutto il popolo. Il Gran Sacerdote descrive a Idomeneo le orride stragi compiute dal mostro e gli chiede la vittima che evidentemente Nettuno pretende; allora Idomeneo rivela che la vittima prossima al sacrificio è Idamante stesso, poi si allontana turbato. Il coro compiange il terribile voto: all'esterno del magnifico tempio di Nettuno, con veduta sul mare lontano. Il popolo occupa la scena, i sacerdoti preparano il sacrificio, Idomeneo s'avanza col suo seguito e prega il re del mare di placarsi finalmente, presto accompagnato dai sacerdoti. Ma dall'interno si sente un coro che inneggia a una vittoria, e improvvisamente entra Arbace: eroicamente, Idamante ha ucciso il mostro. Idomeneo teme un'ulteriore vendetta da parte del dio offeso, e poi vede Idamante che giunge, in bianca veste e circondato dal popolo mesto. Il principe ha finalmente capito, è pronto a morire per mano di chi gli diede la vita, pensa soltanto alla pace del suo popolo e affida Ilia alle cure paterne. Fuori di sé, Idomeneo alza il pugnale per colpire il figlio, ma lo ferma Ilia, che come vittima propone invece se stessa, perché gli dèi non possono essere così malvagi da permettere un figlicidio. Quando Ilia si inginocchia, si sente un gran rumore sotterraneo; la statua di Nettuno si muove, il Gran Sacerdote entra in estasi e nel sacro terrore di tutti gli astanti si ode la voce di Nettuno: che perdona Idomeneo (ma non il re), vuole sposi Ilia e Idamante e decreta la pace. Tutti gioiscono tranne la disperata Elettra che fugge a raggiungere il fratello Oreste nel mondo dei morti. Idomeneo sì rivolge al popolo, annuncia la pace, obbedisce al volere del dio e abdica al trono, presenta il nuovo re e la prossima sposa reale, esulta profondamente alla nuova prosperità e felicità di Creta. Idamante viene incoronato, e durante il ballo finale il coro canta all'amore, a Imeneo, a Giunone, alla pace.
Creta, XII sec. a. C. In una galleria della reggia di Sidone che porta agli appartamenti a lei destinati, la principessa troiana Ilia lamenta la sua estrema sventura: giungendo nell'isola è scampata a una tempesta di mare, ha perduto il padre (Priamo, re di Troia) e i fratelli, ama il principe Idamante che l'ha salvata e che ma purtroppo le antepone la principessa argiva Elettra (che ripara in Creta dopo la rovina della sua dinastia), è forse morto lo stesso re Idomeneo che stava rimpatriando da Troia e non può che ripensare con strazio al padre e ai fratelli che sta tradendo per amore di un greco. Vede giungere Idamante il figlio del re Idomeneo che dopo aver ordinato al suo seguito un giorno di esultanza, annuncia alla dolce Ilia lo scampo di Idomeneo dalla tempesta e poi, nonostante la diffidenza di lei comunica d aver deciso di liberare tutti i troiani prigionieri. Minerva aiuta la Grecia dice la principessa, e il principe aggiunge che a punirla ha invece provveduto Venere che si è vendicata su Agamennone e ora ha ferito il suo cuore. Ilia stupisce e quasi si sdegna facendo notare a Idamante l'inimicizia fra le due famiglie, ma Idamante ama, non ha nessuna colpa e spera di essere ricambiato anche a parole (non solo con gli sguardi). Passano i prigionieri troiani, cui l'innamorato principe fa togliere le catene dicendo che se Elena aveva diviso la Grecia e l'Asia, a riunire le due terre sarà una principessa più amabile e più bella. Tutti inneggiano alla pace ritrovata e in particolare i cretesi ed i troiani. Ma sulla scena irrompe prima Elettra, che accusa Idamante di proteggere il nemico e danneggiare la Grecia, poi s'avanza Arbace, il confidente del re che giunge con la notizia della morte di Idomeneo, a causa dell'ostilità di Nettuno. Idamante fugge disperato alla spiaggia a vedere di persona e la stessa Ilia piange la morte di un tal nemico. Elettra rimane sola ed è infuriata: senza Idomeneo, Idamante ha ogni libertà di scelta, alzerà al trono una nemica ora schiava e disprezzerà una figlia di Agamennone e sente le furie infernali invaderle il cuore prendendo il posto di tutti i sentimenti pietosi. Presso la spiaggia, fra dirupi e un mare ancora agitato con rottami di navi, gente prossima a naufragare invoca pietà dagli dei, quando a un tratto compare Nettuno che fa cenno ai venti di ritirarsi, calmando così le acque, ma vedendo Idomeneo supplice lo guarda torvo e si tuffa nelle onde. Idomeneo chiede al suo seguito di naufraghi scampati a Marte e a Nettuno di lasciarlo solo e viene avanti sul lido: lì contempla la bellezza della natura, ma è ancora in ansia perché dal naufragio è scampato offrendo a Nettuno il sacrificio della prima persona che avrebbe incontrato sulla spiaggia; riconosce il suo luogo natale, si commuove, ma poi ritorna al pensiero della prossima vittima innocente, che lo perseguiterà sempre. Quando una figura s'avvicina, maledice le mani che si macchieranno di un tale delitto. La figura è Idamante che chiama la natura a testimonianza del suo dolore e poi s'accosta presso il guerriero, lo consola, desta la sua pietà, gli dice d'avèr perduto il caro Idomeneo lo mette in sospetto, piange e infine gli dice che Idomeneo era suo padre. Idomeneo lo riconosce a11ora, ma disperatamente, e all'affetto del figlio risponde con freddezza e poi s'allontana. Solo, Idamante non comprende e lamenta d'aver ritrovato e subito riperduto il padre amato.
INTERMEZZO
Dal mare tranquillo sbarcano sulla spiaggia i soldati cretesi, lietamente accolti dalle donne cretesi. Marcia, ballo generale, e coro generale in onore di Nettuno pietoso.
ATTO SECONDO
Negli appartamenti reali, Idomeneo espone l'accaduto ad Arbace, che inorridisce, e poi gli chiede un consiglio. Il fedele propone di allontanare Idamante dalla presenza di Nettuno e Idomeneo, pur non sapendo come fuggire a una divinità, accetta, progettando di mandare il figlio ad Argo con Elettra perché rimetta sul trono la principessa. Arbace conferma la sua fedeltà ed esce. Entra Ilia, che loda il bellissimo giorno del ritorno del re e ricorda i lutti passati a Troia, ma Idomeneo la consola e sottoscrive ogni decisione del figlio al posto suo per cui Ilia si convince d'aver perduto sì un padre ma d'averne ritrovato un altro in Idomeneo ed esce. Il re si insospettisce a tanta rassegnazione, e poi afferra la verità, che Ilia ama riamata Idamante. Ma immaginando che Nettuno voglia colpire Idamante in quanto troppo sollecito verso il nemico, dispera ancor più di prima: si è salvato dal mare, ma nel cuore ha una tempesta che porterà alla rovina tre vittime: il figlio nel sangue, lui e Ilia nel dolore. Ecco Elettra, che ringrazia Idomeneo per la decisione presa e poi, rimasta sola, s'abbandona al piacere dell'amore, tanto più che nel viaggio non avrà più la rivalità di Ilia. S'ode una marcia lontana e la scena muta nel porto di Sidone con bastimenti pronti. Elettra saluta la città dove ha sofferto ma ora gioisce, e mentre il coro descrive il mare placido, chiede la complice protezione dei venti. Vengono poi Idomeneo eIdamante. Bruscamente, il re raccomanda al principe il giusto contegno, e i tre si salutano, ma all'improvviso scoppia una tempesta che il popolo interpreta come un monito divino. E difatti dal mare sconvolto esce un terribile mostro che spaventa tutti i presenti. Idomeneo capisce ma rifiuta ancora di dare a Nettuno una vittima innocente, e mentre la tempesta continua a imperversare, tutti fuggono precipitosamente.
ATTO TERZO
Nel giardino reale Ilia è triste, pensa a Idamante e al suo infelice amore che pure la delizia, e quando vede il principe che sopraggiunge quasi si confonde e accenna a fuggire. Sicuro di sé, Idamante è venuto a congedarsi da lei prima di andare disperatamente a combattere contro il mostro marino, ma la notizia allarma la principessa al punto da farle rivelare chiaramente la sua passione per lui. I due si promettono fede, quando entrano Idomeneo ed Elettra. Al padre Idamante chiede direttamente la ragione della sua freddezza, e Idomeneo risponde che contro il suo amore di padre s'è levato Nettuno. Idamante non comprende, ma Idomeneo gli ordina di partire. E il principe partirà, solo e disperato, a cercare la morte, nella costernazione degli altri tre personaggi. Uscito lui, entra Arbace che annuncia al re come il popolo chieda di parlargli e poi, rimasto solo, piange la decadenza fatale di Creta. Nella grande piazza davanti alla reggia, entra il re, con Arbace, e si siede sul trono davanti a tutto il popolo. Il Gran Sacerdote descrive a Idomeneo le orride stragi compiute dal mostro e gli chiede la vittima che evidentemente Nettuno pretende; allora Idomeneo rivela che la vittima prossima al sacrificio è Idamante stesso, poi si allontana turbato. Il coro compiange il terribile voto: all'esterno del magnifico tempio di Nettuno, con veduta sul mare lontano. Il popolo occupa la scena, i sacerdoti preparano il sacrificio, Idomeneo s'avanza col suo seguito e prega il re del mare di placarsi finalmente, presto accompagnato dai sacerdoti. Ma dall'interno si sente un coro che inneggia a una vittoria, e improvvisamente entra Arbace: eroicamente, Idamante ha ucciso il mostro. Idomeneo teme un'ulteriore vendetta da parte del dio offeso, e poi vede Idamante che giunge, in bianca veste e circondato dal popolo mesto. Il principe ha finalmente capito, è pronto a morire per mano di chi gli diede la vita, pensa soltanto alla pace del suo popolo e affida Ilia alle cure paterne. Fuori di sé, Idomeneo alza il pugnale per colpire il figlio, ma lo ferma Ilia, che come vittima propone invece se stessa, perché gli dèi non possono essere così malvagi da permettere un figlicidio. Quando Ilia si inginocchia, si sente un gran rumore sotterraneo; la statua di Nettuno si muove, il Gran Sacerdote entra in estasi e nel sacro terrore di tutti gli astanti si ode la voce di Nettuno: che perdona Idomeneo (ma non il re), vuole sposi Ilia e Idamante e decreta la pace. Tutti gioiscono tranne la disperata Elettra che fugge a raggiungere il fratello Oreste nel mondo dei morti. Idomeneo sì rivolge al popolo, annuncia la pace, obbedisce al volere del dio e abdica al trono, presenta il nuovo re e la prossima sposa reale, esulta profondamente alla nuova prosperità e felicità di Creta. Idamante viene incoronato, e durante il ballo finale il coro canta all'amore, a Imeneo, a Giunone, alla pace.
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