lunedì 21 gennaio 2008

Die Zauberflöte

Il flauto magico
Opera tedesca in due atti di Emanuel Schikaneder
1^ Rappresentazione Vienna, Theater auf der Wieden, 30 Settembre 1791

PERSONAGGI e INTERPRETI DELLA PRIMA RAPPRESENTAZIONE

Sarastro Basso Franz Xaver Gerl
Tamino Tenore Benedikt Schack
Oratore Basso Herr Winter
Primo Sacerdote Basso
Secondo Sacerdote Tenore
Terzo Sacerdote Voce recitante
La Regina della Notte Soprano Josepha Weber Hofer
Pamina sua figlia Soprano Anna Gottlieb
Prima damigella Soprano
Seconda damigella Soprano
Terza damigella Soprano
Primo genietto Soprano
Secondo genietto Soprano
Terzo genietto Soprano
Una vecchia donna (Papagena) Soprano Barbara Gerl
Papageno Basso Emanuel Schikaneder
Monostato un moro Tenore Johan Joseph Nouseul
Primo uomo corazzato Tenore
Secondo uomo corazzato Basso
Primo schiavo Voce recitante
Secondo schiavo Voce recitante
Terzo schiavo Voce recitante
Sacerdoti, Schiavi, Seguito

TRAMA

ATTO PRIMO: Fra i monti d’Egitto, con piante, due sentieri praticabili, un tempio. Da una roccia scende Tamino, giovane principe egiziano in abito da caccia giavanese, che invoca soccorso in quanto è inseguito da un serpente. Sviene e .subito si apre il tempio dal quale escono tre Damigelle velate che con le loro lance uccidono il serpente e poi si soffermano a contemplare la bellezza del giovane, l’una - anzi -cercando di mandar l’altra ad avvisare la Regina. Infine rientrano nel tempio. Tamino si riprende, si fa cuore nel vedere il serpente ucciso, poi sente il suono di un flauto pastorale che s’avvicina. È Papageno, che si presenta come allegro cacciatore di uccelli, infatti tiene in spalla un’uccelliera. S’accosta poi al tempio quando Tamino, che s’era celato, ricompare e lo chiama, gli chiede chi sia, si presenta come figlio di un re ricco e lontano, ma Papageno sa solo di essere uno come tanti, di stare in una capannuccia, di servire la Regina Astriftammante come faceva sua madre. Tamino si ricorda d’aver sentito quel nome da suo padre, non capisce come si sia potuto avventurare e perdere così lontano e poi chiede a Papageno se sia stato lui a uccidere il serpente. Papageno rimane sbalordito, quasi annuisce, e per questo dal tempio riescono le Damigelle che in cambio dei soliti uccelli non gli danno vino, fichi e ciambelle ma acqua, pietre e un lucchetto destinato a chiudergli la bocca bugiarda. Poi riferiscono al principe d’averlo salvato loro e da parte della loro Regina gli consegnano il ritratto della figlia, per andarsene poi ridendo alle spalle del povero Papageno ammutolito. Tamino guarda il seducente ritratto e s’innamora immediatamente della fanciulla, che le Damigelle, ritornate da lui, dicono chiamarsi Pamina e gli chiedono di correre a salvare,in nome dell’afflitta madre, dalle grinfie di un terribile rapitore abitante in una vicina valle. Dopo tre tuoni impressionanti, i monti si spaccano e lasciano vedere una magnifica sala dove la Regina Astrifiammante sta assisa in trono: che Tamino non abbia paura, ma l’aiuti a recuperare l’amata figlia; se riuscirà a salvarla, la sposerà. Quindi la Regina scompare con le damigelle e i monti si ricompongono. Tamino si esalta all’idea amorosa e fa per partire, ma lo ferma Papageno che ha la bocca ancora sigillata. A liberarlo, ecco di nuovo le Damigelle che danno al principe un flauto d’oro provvisto di poteri magici, e all’uccellatore uno Strumento composto di campanelli, aggiungendo che nel cammino saranno aiutati da tre Genietti. In un sontuoso salone egizio, tre Schiavi portano dei soif e chiacchierano; dicendo che il loro sorvegliante sarà presto punito con la morte per non aver saputo evitare la fuga di Pamina, la graziosa fanciulla imprigionata; Ma la voce interna di Monostato chiama per far portare delle catene, gli Schiavi capiscono che la poveretta è stata ricatturata ed escono. Ecco il nero Monostato, ma Pamina, nuovamente incatenata, perde i sensi. Dalla finestra sbuca Papageno, che poi entra e per un attimo si guarda in faccia con Monostato, fissamente. L’uno si prende una gran paura dell’altro ed entrambi fuggono a gambe levate. Pamina è sola, invoca la madre, si risveglia, e presto la raggiunge Papageno, che si annuncia come un inviato di Astrifiammante, confronta la fanciulla col ritratto e racconta l’incontro col principe: Tamino, che l’ama, è rimasto indietro.ad attendere i tre Genietti, ma siccome è già mezzogiorno sarà bene avviarsi. Dopo aver parlato dell’amore che avvicina l’uomo alla divinità (e Papageno non ha purtroppo la sua Papagena) i due escono. In un boschetto dove Stanno tre templi con diverse scritte, quello in mezzo della Sapienza, quello a destra della Ragione, quello a sinistra della Natura, i tre Genietti introducono Tamino, tenendo in mano ramoscelli di palma argentati, gli raccomandano costanza, pazienza e riservatezza, quindi escono. Tamino osserva i templi e ammira il luogo, poi va a bussare al portale di destra donde una voce lo manda indietro, e lo stesso ottiene col portale di sinistra. Bussa al centro, allora, e gli apre un Sacerdote cui riferisce di essere in cerca del tiranno Sarastro da punire in nome di una donna infelice. Il giovane viene informato però del fatto che le cose non stanno così, e uscito il Sacerdote apprende da alcune voci misteriose che Pamina vive ancora, per cui si mette suonare il flauto magico e si vede attorniato da animali selvatici incantati dal suono. Smette, ed essi fuggono. Risuona, e sentendo che gli risponde il flauto pastorale di Papageno s’avvia alla volta del compagno e di Pamina. Ecco Papageno e Pamina, che sentono il suono del flauto magico ed esultano, ed ecco Monostato e gli schiavi, che li inseguono ma vengono incantati dai campanelli di Papageno e quindi neutralizzati. Un coro interno inneggia a Sarastro e Pamina capisce così che la partita è perduta. Entra il corteo inneggiante, e lo segue Sarastro sopra un carro tirato da sei leoni. Solennemente, l’uomo scende dal carro e Pamina gli si prostra ai piedi, dicendosi colpevole accusando la lussuria di Monostato, appellandosi alla madre. Sarastro la solleva e la consola, precisando che la madre è una donna superba indegna di regnare (come del resto ogni donna). Accorre poi Monostato, che porta Tamino a Sarastro: il principe e la fanciulla si guardano de1iziati e si abbracciano, ma Monostato li separa e si rivolge a Sarastro che però lo fa punire con 77 frustate sotto i piedi. I due giovani siano condotti nel tempio delle prove, col capo coperto, e Il coro termina cantando la virtù e la giustizia che pareggiano la terra al cielo.

ATTO SECONDO: In un palmeto di alberi argentei e foglie auree, con 18 sedili di foglie recanti altrettante piramidi (la maggiore in mezzo) e corni, entrano Sarastro e Sacerdoti con rami di palme in mano, accompagnati da una marcia strumentale Sarastro annuncia agli iniziati il rito di Osiride e Iside che il ventenne principe Tamino chiede di essere ammesso, e alle domande dei tre Sacerdoti risponde che il giovane è in possesso di virtù, riservatezza e carità. Dopo il triplice accordo di corni, Sarastro ringrazia gli iniziati, elogia la sapienza e la ragione come nemici del pregiudizio, rivela d’aver fatto rapire Pamina per destinarla a Tamino. Un altro triplice accordo, e l’Oratore degli iniziati dice di temere della fermezza di Tamino, ma Sarastro conclude che se non vincerà, il giovane parteciperà subito alle gioie dell’aldilà. Ancora un triplice accordo e Sarastro invita l’Oratore a-guidare il viaggio di Tamino nonché di Papageno. Uscito l’Oratore con un sacerdote, Sarastro e gli altri si concentrano nella preghiera a Iside e Osiride che illuminino la nuova prova. A notte fonda nell’atrio del tempio con rovine e porte praticabili, Tamino e Papageno vengono introdotti e poi scappucciati: si sentono dei tuoni, dei quali il principe non ha paura ma l’uccellatore si. Entra l’Oratore, che chiede ai due cosa vogliano: amicizia e amore, risponde Tamino, che accetta ogni prova e dà la mano all’Oratori; invece Papageno ha paura delle prove e accetta solo quando il secondo Sacerdote gli promette una bella Papagena adatta a lui. L’Oratore e il Sacerdote diffidano i due dalle donne e poi s’allontanano. Papageno si lamenta del buio, Tamino gli dice di sopportare, ma da una botola spuntano le tre Damigelle che li spaventano, assicurando che dando ascolto a Sarastro si sono ormai perduti e rivelano che la Regina s’aggira nei sotterranei del tempio, ma Tamino rimane indifferente, perché ormai sa che essa ragiona come ogni donna, ed esorta Papageno a tacere. Dall’interno i Sacerdoti gridano che alcune donne hanno profanato il tempio e le Damigelle fuggono, mentre scoppiano tuoni e fulmini e risuona il triplice accordo. Ricompare l’Oratore, che elogia Tamino per la sua resistenza e lo incappuccia, e subito dopo il secondo Sacerdote fa altrettanto con l’esitante Papageno. In un bel giardino alberato che ha in mezzo un pergolato di fiori e rose, di notte, Pamina dorme e la luna le illumina il volto. Ecco Monostato, che la guarda con cupidigia, conclude che anche a un nero come lui deve essere concesso l’amore e s’avvicina insidiosamente. Di colpo, davanti a Pamina compare la Regina Astrifiammante, per cui Monostato se la svigna e la fanciulla si sveglia gettandosi nelle braccia della madre. Alla figlia la madre racconta che prima di morire il marito suo e padre di lei aveva consegnato agli iniziati il settemplice Cerchio del sole, simbolo del suo potere, sapendo che esso non poteva spettare a una donna. Ora non resta da fare che Pamina cerchi di fuggire col giovane principe ma solo dopo aver ucciso Sarastro; porgendole il pugnale la minacciosa Regina scompare. Pamina è afflitta, Monostato ritorna e dicendo d’aver sentito tutto propone una congiura contro Sarastro a patto che Pamina ricambi il suo amore, ma Sarastro entra e congeda bruscamente il turpe individuo. Alla fanciulla Sarastro comunica di saper tutto, ma la invita ad obbedire a lui, non alla madre, dicendo che nel suo tempio esiste solo l’amore. In un atrio Tamino e Papageno Vengono introdotti senza Cappuccio dall’Oratore e dal secondo Sacerdote che intimano il silenzio e poi si ritirano. I due si siedono, Papageno comincia a chiacchierare e anzi ha sete, per cui dalla botola sale una vecchia Donna che gli porge acqua, dice di avere poco più di 18 anni e di essere innamorata di lui che ne ha dieci di più. Un forte tuono la allontana, però, e sopra una macchina volante compaiono i tre Genietti che da parte di Sarastro restituiscono ai due il flauto, i campanelli e del cibo, quindi spariscono. Tamino suona il flauto, Papageno mangia e beve di gusto, ed ecco Pamina che fa festa a Tamino ma si vede zittita e allontanata dal sospiroso giovane. Avvilita, capisce dì non essere amata, piange copiosamente ed esce tutta mesta. Al triplice suono di tromboni Tamino s’appresta a partire, e il riottoso Papageno fa altrettanto solo perché spaventato da dei leoni che appaiono (e scompaiono al suono del flauto). Ancora un suono ed escono. All’Interno delle piramidi un coro di sacerdoti e Sarastro pregano Iside e Osiride quindi ricevono Tamino che Sarastro elogia e Pamina che Sarastro invece allontana da Tamino per un ultimo distacco. Usciti i tre ecco Papageno che Cerca di raggiungere Tamino ma viene fermato da una voce e poi redarguito dall’Oratore ma presto perdonato per i suoi modesti desideri. L Oratore esce e da terra spunta una coppa di vino Papageno è fuori di sé dalla gioia e spera solo, in aggiunta di poter avere una bella fanciulla tutta per sé. Si vede allora la vecchia Donna di prima che Papageno si rassegna ad accettare e subito vede mutarsi in una giovinetta vestita proprio come lui. È Papagena, ma l’Oratore la manda via perché Papageno non è ancora degno di lei. In un giardinetto, i tre Genietti annunciano gioiosi il presto levarsi del sole; ma vedono Pamina che s’avanza e si mettono in disparte. La poverina è come impazzita, brandisce un pugnale col quale vuole uccidersi perché Tamino non l’ama più, ma dai Genietti che la fermano apprende il contrario e chiede di vedere l’amato. Davanti a due grandi montagne protette da inferriate, l’una sgorgante acqua e 1’altra vomitante fuoco, coperte l’una da una nebbia Scura e l’altra da un orizzonte rosso, due Uomini corazzati introducono Tamino e gli leggono quanto Sta scritto sopra una piramide collocata in mezzo sull’inferriata: chi si purifica mediante fuoco, acqua, aria e terra e vince la paura della morte sarà degno del cielo e del culto d’Iside. Tamino non ha paura e s’avvia, ma da dentro lo chiama la voce di Pamina che compare e nella compiacenza dei due uomini si unisce a Tamino nel viaggio. Si apre la porta dell’inferriata e i due giovani avanzano per mano, mentre lei raccomanda a lui di suonare il magico flauto che suo padre aveva intagliato da una quercia millenaria. La porta si richiude e in lontananza si vedono Tamino e Pamina che camminano fra le fiamme e ne escono illesi abbracciandosi, esultando,cantando. D’un tratto compare l’interno d’un tempio, donde un e coro grida al trionfo della nobile coppia. Nel giardinetto di prima, , tutto contento Papageno chiama Papagena, ma non trovandola decide di impiccarsi a un albero. Ne è impedito dai Genietti, che gli suggeriscono di suonare i campanelli e sentendo il suono fanno scendere Papagena dalla macchina volante. I due innamorati sono l’uno davanti all’altra, si fanno festa e decidono di mettere al mondo tanti piccoli Papageni e Papagene, infine escono. Monostato, la Regina e le Damigelle escono dalla botola, con fiaccole nere, e passano mentre il primo viene rassicurato dalla seconda della mano della figlia, ma tuoni e lampi li fanno sprofondare definitivamente sotto la terra. Nel tempio del Sole stanno Tamino, Pamina, Sacerdoti e i Genietti: Sarastro saluta il giorno che ha sconfitto la notte e il coro esalta i due giovani che hanno superato le prove nonché Iside e Osiride che l’hanno permesso.


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