giovedì 3 gennaio 2008

Mitridate Re di Ponto

Dramma per Musica in tre atti di Vittorio Amedeo Cigna - Santi

1^ Rappresentazione Milano, Regio Ducal Teatro, 26 Dicembre 1770






PERSONAGGI e INTERPRETI della PRIMA RAPPRESENTAZIONE
Mitridate, Re di Ponto e d'altri Regni, amante d'Aspasia Tenore Guglielmo D'Ettore
Aspasia, promessa sposa di Mitridate e già dichiarata Regina Soprano Antonia Bernasconi
Sifare, figlio di Mitridate, amante d'Aspasia Soprano Pietro Benedetti
Farnace, primo figlio di Mitridate, amante d'Aspasia Contralto Giuseppe Cicognani
Ismene, figlia del Re ei Parti, amante di Farnace Soprano Anna Francesca Varese
Marzio, tribuno romano, amico di Farnace Tenore Giuseppe Bessani
Arbate, governatore di Ninfea Soprano Pietro Maschietti



TRAMA

ATTO PRIMO: Nella piazza di Ninfea, città che s’affaccia sul Bosforo, il governatore Arbate e i primi cittadini accolgono Sifare, figlio di Mitridate e Stratonica, e i suoi ufficiali e soldati. Il figlio del re del Ponto è venuto dove sta la bella Aspasia, promessa sposa del padre assente e già dichiarata regina, a difendere la donna — che ama anch’egli — dalle mire del fratello anzi fratellastro Farnace; che fra l’altro mira anche al possesso della città. Arbate 1o rassicura, perché da sempre il signore di Colco è anche padrone del Bosforo e fra i due figli del re la città spetta soltanto a lui. Uscito Arbate, entra Aspasia, che chiede aiuto al figlio minore del suo prossimo sposo e apprende di essere amata anche da lui: e a una passione così nobile che saprà tuttavia contenersi, la donna angosciata non può corrispondere finché i suoi affanni sono tanti. Solo, Sifare capisce di essere amato a sua volta e se la prende col pervicace fratello. Nel tempio di Venere, il cui altare è acceso e infiorato di mirti e rose, Farnace insiste presso Aspasia perché accetti di sposarlo subito, ma la donna invoca Sifare che infatti sopraggiunge immediatamenfe destando l’ira del fratello. I principi stanno per mettere mano alla spada quando entra Arbate, che annuncia l’improvviso e imminente ritorno di Mitridate invitando i due a far pace per evitare la collera paterna. Addolorata, Aspasia saluta Sifare ed esce, e dopo aver promesso a Farnace di comportarsi da fratello e figlio leale, esce anche Sifare. Farnace è contrariato, ma viene rassicurato da Marzio, tribuno romano e amico suo, e forte dell’aiuto romano s’appresta a resistere al padre. Porto di mare, con due flotte ancorate e una terza flotta che approda. Dal maggior vascello scendono Mitridate, re di Ponto e di altri regni, e Ismene, figlia del re dei Parti e innamorata di Farnace: accolto da Arbate con seguito, il re ritorna vinto dai romani di Pompeo, dopo una guerra di Otto anni, ma almeno non vergognoso. Ecco i principi, cui subito il padre imperioso chiede perché abbiano lasciato le regioni loro affidate. Sifare risponde che s’era diffusa la notizia terribile della sua morte; Mitridate comprende e invita i figli ad accompagnare nella reggia lsmene, che tuttavia ha capito il cambiamento di Farnace e ne ha spavento. Usciti loro, Mitridate rimane con Arbate e gli dice di sospettare che i figli amino la sua Aspasia, per sentirsi rispondere che solo Farnace è incorso in questa offesa, e poi, rimasto con le guardie reali e l’esercito schierato, mentre s’allieta per l’un figlio vibra di sdegno Contro l’altro, ribelle e ingrato.

ATTO SECONDO: Negli appartamenti della reggia, Ismene rinfaccia il tradimento a Farnace, aspettandosi riparo o vendetta, e a Farnace che esce non resta, per il momento, che attende re la reazione del padre. Viene Mitridate, che a Ismene assicura vendetta e del malo comportamento del figlio attende solo un’altra prova. Uscita Ismene, Mitridate riceve Aspasia cui comunica il rito matrimoniale in giornata: lei accetta supinamente, ma lui capisce, si irrita, manda le guardie da Sifare e asserisce di sapere del suo amore con Farnace. Aspasia respira, Sifare viene e Mitridate chiede al figlio di aiutarlo nella vendetta contro l’altro, quindi esce. Aspasia si svela a Sifare come amante sua, quando sopraggiunge Arbate che convoca tutti all’accampamento, dove il re sposerà Aspasia e comunicherà il suo volere. Allora Aspasia invita Sifare a fuggire, e nella massima costernazione Sifare accetta. Sola e tutta consegnata alla virtù, Aspasia si lascia andare al massimo cordoglio. Nell’accampamento, Mitridate fa accomodare Ismene nel suo gran padiglione reale e le parla della possibilità di un tradimento anche civile, da parte di Farnace, quindi accoglie i figli: comunica che seguiterà a combattere, andando fino a Roma sull’esempio di Annibale, e che il governo dell’Asia spetterà a Farnace, sposo di Ismene. Sifare propone di partire lui, al posto del padre, e Farnace propone piuttosto di accettare la pace con Roma inverando i dubbi del padre. A offrire la pace è infatti Marzio, che avanza e viene subito riconosciuto da Sifare come amico di Farnace. Il re ordina di imprigionare subito Farnace e di cacciare il romano, che parte minaccioso. Mitridate è afflitto per Ismene, che ormai non si meraviglia più del comportàmento di Farnace ed esce. Ma prima di essere condotto via dalle guardie, Farnace confessa ma accusa anche Sifare dell’amore per Aspasia, per cui Mitridate fa nascondere Sifare dietro al padiglione e s’appresta a conoscere la verità ricevendo Aspasia. A lei dice di essere ormai troppo anziano per il matrimonio e di aver deciso di farla sposare piuttosto a Sifare. Lei rifiuta, lui crede di capire che sia per amore di Farnace e allora lei rivela che il suo amore va a Sifare. Subito Mitridate chiama Sifare e si dichiara pronto a far vendetta dei due nuovi traditori. Rimasti soli, i due piangono amaramente sul loro destino e decidono di morire insieme.

ATTO TERZO: Nei giardini pensili, il re del Ponto ha deciso di fare uccidere i figli, quando irrompe Aspasia che, prossima a morire, getta furiosamente a terra le bende del diadema reale. La difende Ismene,che chiede a Mitridate una rassegnazione amorosa pari alla sua e poi esce. I1 re s’è calmato e propone ad Aspasia di salvare Sifare sposando lui, ma lei non accetta e insiste nella massima fierezza. Mitridate s’adira, quando accorre Arbate che reca la notizia dell’invasione romana. Il re si prepara alla resistenza ma anche a1la vendetta contro la donna che ha sdegnato la sua pietà e poi parte, con Arbate e le guardie reali. Rimasta sola, Aspasia piange ma è pronta a morire, e infatti accoglie di buon grado il dono estremo dell’offeso sovrano, una tazza di veleno portale da un Moro. Chiesta ospitalità alle pallide Ombre dei morti s’appresta a bere ma ne è impedita da Sifare che rovescia la tazza. Il principe si prepara a combattere a fianco del padre e lei non può che ammirarne il comportamento. Uscita Aspasia, Sifare è disperato come sempre, e spera solo di morire combattendo. Dentro la torre-prigione, Farnace si ribella contro la sorte, ma sente strepito d’armi e da una breccia che s’apre nel muro vede entrare dei Romani. Marzio lo libera e lo arma, poi gli comunica l’accaduto, lo sdegno di Roma e il recente assalto a Ninfea, quindi lo invita a regnare al posto del padre. Rimasto solo, Farnace sente però rinascere in sé la voce della natura, e respinge l’idea del trono, dell’amore di Aspasia, dell’àmicizia dei Romani, decidendo di percorrere solo la via della gloria. Nell’atrio terreno della reggia, che dà nel gran cortile con vista sul mare dove si vedono bruciare le navi romane, le guardie reali sorreggono Mitridate, ferito e circondato dai figli e da Arbate. Il re parla, dice di aver voluto difendere l’Asia dall’invadenza romana, d’essersi ferito a morte lui stesso nel timore di cadere in mano del nemico, d’aver finalmente conosciuto il valore di Sifare. Ecco Aspasia, che Mitridate tratta con la tenerezza dell’amore e invita a salire sul trono del Ponto con Sifare. Ed ecco Ismene e con lei Farnace, che ha combattuto contro Roma e s’è reso degno del perdono paterno. Farnace promette fedeltà, Mitridate si dichiara pronto a morire contento e viene portato altrove. Quindi Sifare, Aspasia, Farnace, Ismene e Arbate si uniscono in un accanito canto di resistenza contro Roma.

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